Sistema immunitario, Coronavirus e salute del fegato: intervista al D.O. Daniele Santagò

Il collegamento alimentazione-sistema immunitario è cruciale anche per la salute del fegato, l’organo più complesso del nostro organismo. Il fegato è una ghiandola che svolge innumerevoli funzioni, ovviamente tutte preziosissime per il corretto funzionamento dell’organismo. 

Abbiamo chiesto a Daniele Santagà D.O. osteopata, naturopata, esperto in nutraceutica, perché è fondamentale avere sempre un fegato in salute e soprattutto durante questo periodo di quarantena, che per molti si è trasformato in una sperimentazione costante in cucina. Ai fornelli però potrebbero essere stati scelti gli alimenti sbagliati, come ad esempio i prodotti da forno o quelli che hanno alla base alimenti raffinati, o di contro cibi precotti e molto lavorati, che affaticano il fegato e mettono così a repentaglio la salute generale e in particolare il sistema immunitario, che sempre e ancor di più in questo complicato periodo di epidemia da Coronavirus deve essere pronto e reattivo a rispondere a sollecitazioni di virus e batteri. 

Un fegato in salute aiuta ad avere un sistema immunitario pronto?

Assolutamente si, ricordo che il fegato, tra le tante funzioni che svolge sintetizza gli anticorpi, assieme a milza, linfonodi e midollo osseo. Il fegato riceve gli antigeni, cioè le sostanze che il sistema immunitario riconosce come sostanze potenzialmente pericolose, principalmente dall’intestino. Da qui deriva l’importanza dell’asse fegato-intestino, proprio per questo se il fegato si trovasse nell’incapacità di eliminare gli antigeni, verrebbe a determinarsi una sovraproduzione di anticorpi. Infiammazioni croniche, infezioni, ma anche malattie epatiche (cirrosi, epatiti ecc.) possono determinarne un aumento nella produzione di anticorpi, costringendo il fegato ad un lavoro continuativo ed estenuante.


Pertanto, più il fegato è in salute e meno affaticato, più il sistema immunitario sarà reattivo nel combattere batteri, virus, tossine e tutto quello che non viene riconosciuto come organico o semplicemente potenzialmente dannoso. Nel fegato esistono inoltre anche i macrofagi, cioè cellule residenti specifiche del sistema immunitario, dette cellule di Kupffer, che servono proprio ad eliminare tutte le sostanze tossiche e frammenti batterici provenienti dall’intestino, quindi il sistema immunitario è parte integrante molto importante della funzione epatica.

Qual è il ruolo del fegato per la costruzione delle difese immunitarie e perché in questo processo è importante la detossificazione?

Mi piace definire il fegato come un portiere di una squadra di calcio che gioca contro le tossine. Il fegato è come l’ultima difesa che scende in campo prima che le tossine possano entrare in circolo e indurre fenomeni infiammatori cronici che potrebbero avere nefaste conseguenze anche sulla risposta del nostro sistema immunitario. Il fegato è infatti importante per le difese immunitarie anche per la sua funzione di detossificazione dalle tossine di qualsiasi natura, sia interne, cioè prodotte dal corpo stesso, sia provenienti dall’ambiente che ci circonda.

Ad esempio, in presenza di disbiosi intestinale, con prevalenza di Candida albicans, un lievito presente nel nostro intestino e normalmente tenuto sotto controllo dal normale microbiota, può rilasciare fino ad 80 tipi di tossine che inevitabilmente finiranno nel fegato per la loro definitiva eliminazione. Se il fegato è sottoposto ad un carico tossinico costante molto elevato, potrebbe non riuscire ad eliminare gli scarti completamente. Questi residui, le tossine non eliminate completamente, possono finire nella circolazione sistemica, attivando un extralavoro per il sistema immunitario che deve eliminarle scatenando fenomeni infiammatori con tendenza alla cronicizzazione.

L’alimentazione è poi una causa di grande produzione di tossine…

Il sovraccarico tossinico da errata alimentazione, con consumo di cibi industriali e impoveriti di sostanze ad elevata valenza nutrizionale, e gli inquinanti chimici con i quali inconsapevolmente siamo costantemente a contatto, specialmente per chi vive nelle aree più industrializzate, rappresentano proprio uno dei punti salienti che affronta l’uomo moderno e che mina la sua salute. Per sovraccarico tossinico si intende sempre più spesso quello che viene da fonti esterne, basti pensare all’inquinamento ambientale e atmosferico: pesticidi, microplastiche, metalli pesanti, PFAS, PM10 ecc., sostanze che entrano in contatto con gli alimenti, con le bevande, con i cosmetici, con i detergenti e nell’aria che respiriamo. Nel momento in cui queste sostanze arrivano al fegato finiscono per attivare le fasi enzimatiche preposte alla loro eliminazione. Se vi è un sovraccarico di queste sostanze, o una carenza degli elementi necessari al loro funzionamento, il fegato stesso può funzionare male e produrre dei metaboliti intermedi tossici che scatenano fenomeni infiammatori locali o a distanza, con eccessiva attivazione della risposta immunitaria e quindi tilt del sistema immunitario.

Questa risposta è orchestrata principalmente dai macrofagi, uno dei tipi di cellule immunitarie preposte alla eliminazione di sostanze estranee, che determina un fenomeno chiamato inflammaging/immunosenescenza che accompagna l’insorgenza della maggior parte delle patologie cronico-degenerative correlate all’avanzare dell’età e non infettive.

Può dirci di più del fenomeno dell’immunosenescenza anche collegata al problema dell’epidemia di Coronavirus (Covid-19)?


Contemporaneamente a questo fenomeno infiammatorio avviene il fenomeno chiamato immunosenescenza, ossia il deficit di un’altra parte fondamentale del sistema immunitario, quella che si occupa dell’eliminazione di cellule tumorali e di virus, fenomeno purtroppo importante specialmente in questo periodo in cui l’infezione virale da Covid 19 miete la maggior parte delle vittime in chi ha questo deficit di risposta. Una delle cause di questa senescenza del sistema immunitario antivirale va ricercata proprio nello squilibrio causato dal fenomeno infiammatorio latente. Questa situazione di inflammaging/immunosenescenza va contrastata migliorando e sostenendo la capacità di detossificazione epatica.

Questo periodo di “quarantena forzata” è per tutti un momento di stress, fisico e psicologico, il suggerimento può essere quello di fare attenzione agli alimenti che assumiamo, prediligendo una alimentazione per lo più vegetariana e riducendo i cibi infiammatori, oltre a sperimentare digiuni intermittenti, bere abbondante acqua e tisane non zuccherate e mantenersi comunque in movimento, anche se tra le mura di casa, dedicando almeno un’ora a noi stessi, con pratiche di meditazione, ginnastica posturale, o esercizi per mantenere un buon tono muscolare.

Il fegato si può detossificare a tavola o è importante ricorrere all’integrazione alimentare? Qual’è la migliore?

Il fegato deve essere sicuramente nutrito adeguatamente da un’alimentazione fondamentalmente biologica, altrimenti residui di pesticidi possono entrare nel canale alimentare. Da non dimenticare l’utilizzo delle spezie in cucina, che rendono più appetitosi i nostri piatti, ci permettono di utilizzare meno sale e hanno una importante azione antinfiammatoria e detossificante, come ad esempio lo zenzero, la curcuma ecc. Come dicevo prima, ahinoi, visto il sovraccarico di sostanze tossiche che ingeriamo e soprattutto con il passare degli anni, sostenere gli enzimi epatici di detossificazione risulta fondamentale, meglio se con nutrienti specifici in integratori che ne garantiscano una elevata biodisponibilità.
Ad esempio uno degli amminoacidi fondamentali per la detossificazione è la L -cisteina che si trova nelle proteine animali, nelle uova, sotto forma di precursore cioè come amminoacido L- metionina.

Questo amminoacido una volta raggiunto il fegato viene rapidamente trasformato in Omocisteina, che a sua volta necessita di vitamine del gruppo B (B6, Acido folico, B12), di Betaina e altre sostanze necessarie alla rimetilazione o alla transulfurazione per ritrasformarla in metionina o in cisteina. Spesso questo complesso meccanismo di trasformazione comporta un eccesso di Metionina rispetto alle altre sostanze, lasciando così in circolo una sostanza pericolosa come la Omocisteina, definita come fattore di rischio emergente per patologie cardiovascolari, malattie neurodegenerative e fragilità ossea. Pertanto, in questi casi conviene fare una integrazione mirata di alimenti già biodisponibili quali la N-Acetil Cisteina, utile nella sintesi del Glutatione, molecola fondamentale come antiossidante e come detossificante, senza il rischio che diventi Omocisteina. Inoltre, la S adenosilmetionina è anch’essa fondamentale integrarla, come precursore del Glutatione e come sostanza utile alla transulfurazione cioè a quel meccanismo enzimatico necessario a trasformare l’Omocisteina in Cisteina e Taurina, un amminoacido solforato necessario ala formazione degli acidi biliari, alla riduzione di colesterolo e trigliceridi, alla stabilizzazione della membrana cellulare, alla regolarizzazione degli impulsi nervosi, antiossidante, antiipertensivo, e nel miglioramento della vista. Utile integrare anche delle sostanze epatoprotettrici, come ad esempio la Silimarina ricavata da Cardo Mariano.

La Silimarina è un flavonoide utile come antiossidante, epatorigenerante utilizzato anche nelle epatopatiti, che stimola la sintesi di glutatione ed è fondamentale per il benessere delle cellule epatiche. Tutti questi fattori devono essere inseriti in un contesto molto più ampio, che tenga conto dell’età e dello stato di intossicazione, che consideri l’alimentazione e una integrazione mirata per sostenere globalmente la detossificazione epatica.

Quali sono gli alimenti da mettere nel carrello della spesa per supportare le funzionalità epatiche? Quali sono da evitare soprattutto in questo periodo di quarantena per il Coronavirus?


Per quanto riguarda gli alimenti e le sostanze più utili per migliorare la funzionalità epatica sicuramente bisogna menzionare le crucifere ossia la famiglia dei broccoli, cavolini di bruxelles, cavoli ecc. importanti sia come fonte di zolfo, utile nei processi di detossificazione, oltre che ricche in vitamina C, Potassio e Calcio. Lo zolfo è legato tramite una molecola zuccherina a vari amminoacidi, metionina, tirosina, triptofano ecc. Questi composti sono detti glucosinolati. Se queste sostanze vengono tagliate o subiscono una lacerazione delle loro strutture avviene un contatto della parte zuccherina con degli enzimi detti mirosinasi che li trasforma nelle loro parti attive note come isotiocianati, tiocianati. L’isotiocianato più studiato è il sulforafano dalle proprietà antitumorali e attivatore degli enzimi di detossificazione epatica. Anche l’utilizzo di cibi contenenti acido ellagico è importante, come le noci, i lamponi, il melograno, le noci pecan ecc. questa sostanza ha azione antiossidante e attiva la glucuronazione una delle fasi enzimatiche di detossificazione epatica.

Altri alimenti molto importanti sono i semi di zucca e il germe di grano, fonti naturali di zinco. Lo zinco è un minerale fondamentale come antinfiammatorio, antiossidante, e sostiene la sintesi del glutatione, molecola fondamentale per la detossificazione epatica. Come accennavo precedentemente anche le spezie sono molto utili, in particolare la curcuma, ma solo utilizzata come Curry o in presenza di zenzero per migliorarne la biodisponibilità oppure come integratore in forma fitosomata. La curcuma e il suo principio attivo maggiore, la curcumina, è fondamentale come attivatore delle fasi enzimatiche del fegato e come antinfiammatorio e antiossidante. Le vitamine del gruppo B sono fondamentali anch’esse in quanto sostengono la fase I della detossificazione epatica, ben rappresentate nei cereali integrali.

Utili tutte le verdure amare, carciofi, tarassaco, cime di rapa, cicoria ecc. che grazie proprio al loro sapore attivano a livello della lingua una reazione del nervo vago che aumenta secrezioni e peristalsi, migliorando così la digestione e le secrezioni biliari utili a favorire il drenaggio delle tossine. Da evitare i cibi pro infiammatori, carboidrati raffinati, zuccheri e proteine animali, latticini in particolare, che possono scatenare fenomeni infiammatori a causa della caseina, proteina del latte, assente nel latte materno.